Queste elezioni, dalla A alla Z



A: Antipolitica
Parola coniata da chi la politica la pratica da tempo immemorabile, e non si rassegna né sa gestire i cambiamenti. L’antipolitica evoca disprezzo, il guardare dall’alto in basso gli altri senza averne i presupposti concreti (cioè senza avere la certezza di vincere, ma soltanto la presunzione). Vent’anni di berlusconismo non hanno insegnato né la democrazia del pensiero, né – cosa ben più grave- a conoscere l’avversario e il Paese reale. Il quale ha votato, con percentuali del 25% (ma in alcune regioni del 30% e oltre), un movimento senza alcun dubbio squisitamente politico.


B: Berlusconi
Avevamo invocato il suo ritorno in politica- tutti, i suoi fans e chi non si è mai rassegnato alla sua esistenza (“Silvio torna!”) - e infatti è ritornato. E’ il più bravo di tutti, protagonista di una rimonta straordinaria, la dimostrazione vivente che la sola cosa veramente importante nella politica italiana è quello che si dice e come lo si dice. Un caso da manuale.

C: Campagna elettorale
Breve, invernale, piuttosto bruttina. Con strumenti fantastici e spietati (nel senso che chi non li sa usare o li guarda con disprezzo perde, senza pietà). Con invenzioni incredibili, come quella dello “smacchiare il giaguaro” del Partito Democratico: a metà fra il tafazzismo e il radical chic, perdipiù scemo. Con truffe vere e proprie, portate avanti con la spregiudicatezza che piace, come la busta del rimborso IMU. Basate sui numeri, le tabelle, l’affidabilità di chi ha tagliato i costi perché “doveva mettere in sicurezza il Paese”, ma il risultato è che si compra meno carne e più uova e che il potere logora anche chi già ce l’ha (vedi alla M).
Però mi ha rincuorata: dopo aver visto quella del Pd, ho capito che posso fare tutto nella vita. 


D: diritti civili.
Questi sconosciuti. Anzi, no: questi boomerang. Ne ha parlato in maniera costante soltanto Vendola, e gli si sono ritorti contro, perché non bisogna essere un politologo esperto per capire che alla maggioranza degli elettori non importa un fico secco dei matrimoni omosessuali, delle adozioni, del fine vita e via civilizzandoci. Alla ggente oggi importa, giustamente, solo dei soldi e dei temi economici, soprattutto se poi i diritti civili vengono derubricati a novità sanremese.


E:  Educazione.
quando capiranno che gli elettori si devono convincere, non educare?



F: Fans
Dopo mesi di indifferenza esibita, momenti di scazzo e insofferenza, esplosioni di qualunquismo e tentativi di sembrare disinteressati, ecco che nelle ultime 56 ore anche i più cinici hanno ceduto, svelando al mondo che anche a loro queste lezioni interessavano, eccome. Sintomi inequivocabili: hanno smesso di parlare di “voto di protesta” e non ti chiedono più “ma cosa ti interessa, in fondo, della politica”, tanto “siamo nella merda, sono tutti uguali”, “viviti la tua vita” , ecc.(tutte sentite veramente, NDR). Un discorso a parte lo meritano i sostenitori del Movimento 5 Stelle: hanno sofferto, certo, ma questo non li autorizza (più) a gridare al complotto, stigmatizzare l’avversario con i toni apocalittici del loro capo di coalizione, usare le maiuscole a caso. Anche il controllo dell’aggressività è gradito.

G:  Grillo e grillini.
Il vincitore delle elezioni. Se non fossimo tutti disperatamente democristiani dentro, sarebbe pacificamente il prossimo premier. Quando l’ho sentito a Cagliari mi ha, in un certo senso, rassicurata, perché confidavo che avrebbe tolto voti a Berlusconi. Li ha tolti a tutti.
Ora li aspettiamo alla prova dei fatti, confidando che gli adepti della nuova religione smettano di


H: ho visto cose che voi umani…
Ho visto persone che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro diventare parlamentari della Repubblica, e altre persone che ugualmente non hanno mai lavorato uscire finalmente da Montecitorio o Palazzo Madama. Ho visto piazze piene e sedi di partito semivuote; ho visto la luce di follia negli occhi dei militanti e la serenità negli sguardi opachi dei vecchi politici di lunghissimo corso. Ho visto anche tante persone appassionarsi come mai prima, e altre che mi hanno sorpresa con il loro voto (politico, non di protesta: squisitamente politico). Ho visto alcune cose, insomma, e altre ne vedremo. Brutte, probabilmente.


I: Impresentabili.
Parola entrata nell’uso comune della politica solo recentemente, visto che prima nessuno si poneva il problema dei trascorsi in politica, delle amicizie poco chiare, delle simpatie pericolose per certi settori della società, delle competenze. Ah vabbè, di queste ultime ancora molti non se lo pongono, il problema, ma vabbè. Il suo contrario è “presentabile”: ovvero, chi non si è (ancora) sporcato con la militanza politica, ha una faccia nuova, dice perfino cose concrete, e con il Porcellum ha avuto la funzione di raccattare voti per quelli che erano prima di lui in lista, e sono passati.


L: Liste
Con la legge elettorale vigente, la lista assume una importanza fondamentale. Definisce da subito chi sarà sommerso o salvato; fin dalla sua creazione, la lista chiarisce che organizzazione ha il partito che la propone.  Il PDL ha prima fatto la manfrina delle primarie (e io c’ero, alla convention di Alfano acclamato dai suoi come brillante esempio di coraggio, salvo rimangiarsi tutto poche ore dopo- e ha fatto bene!). Il Movimento 5 Stelle le ha fatte su Internet (e chi non è in Rete?). Il PD e SEL le hanno fatte, ma anche no, visto che il giorno dopo già spuntavano le deroghe per gente impresentabile che è lì da trent’anni (e che comunque non aveva vinto, o non aveva proprio partecipato, alla competizione).  Le donne sono, tranne qualche caso, in posizioni secondarie.


M: Masochismo.
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Il masochismo di chi ha seguito tutta la politica, partendo dalle primarie e finendo con i comizi dei candidati, senza un preciso perché (io e molti altri). Quello di chi ha insistito su temi inutili, di chi si è seduto sugli allori comodi dei risultati raggiunti, chi non ha saputo sfruttare le potenzialità, chi ha fatto inciuci immondi pensando di farla franca anche stavolta.



N: Nuovo.
il concetto che è madre di tutta la campagna elettorale. Un Paese depresso, timoroso del futuro, in difficoltà economiche, che non immagina il futuro: qualcuno, come Monti, pensava che rassicurarlo potesse funzionare, allo stesso modo definendosi “recluta” della politica” (!). E invece no: il cambiamento, la novità, i Laqualunque hanno stravinto, com’è giusto, con alcuni indubbi vantaggi (il M5S esiste da pochi anni, quindi è oggettivamente “nuovo” rispetto agli altri), e svantaggi (l’inesperienza, ad esempio). Frase tipo sentita in giro: “sì, vabbè, sono sconosciuti, ma almeno non sono lì da anni…certo non potranno fare peggio di quelli che sono già lì e non hanno saputo fare nulla”.
Difficile ribattere. e non è “antipolitica” (vedi alla A), ma realpolitik.



O: Oscar Giannino
Adorabile dandy, ha rappresentato una luce di speranza per i rispettabili elettori del centrodestra che vedevano in lui un voto di protesta serio, motivato, affidabile. Tanto che fa impressione sentirli e leggerli mentre definiscono la colossale menzogna delle lauree inventate “un peccato veniale”, una umana debolezza”, ecc.  Quanto a disperazione, evidentemente, gli elettori stavolta si assomigliavano tutti.



P: PD
imperdonabile.



Q: Quorum, o soglia di sbarramento.
Molti non ce l’hanno fatta: Ingroia, Giannino, le liste di estrema destra, gli indipendentisti sardi (ma la lista Meris ha preso 6000 voti. La Lega Nord, in Sardegna, circa 1300. Numeri da ricordare, per sempre). Il Grande, Estremo, Onnipresente Centro, sta sparendo, colpa forse dell’avvicinamento a Monti, ma anche no. Segno dei tempi, del Tripolarismo, del fatto che prima o poi tutti, nel lungo periodo, saremo morti (cit.) o Quasi.

R: Renzi, Matteo.
Un altro vincitore morale. Se non siete convinti, fate attenzione a quanti – di qualsiasi schieramento- stanno improvvisamente rivalutando il sindaco di Firenze, dopo averlo tacciato di qualsiasi nefandezza, dall’essere liberista in economia all’avere come spin doctor Giorgio Gori (che poi, dopo aver visto il giaguaro, hanno rimpianto amaramente). Frase tipica: “se ci fosse stato lui…”


S: Salire in politica/scendere in campo
Il potere logora chi non ce l’ha, e chi l’ha sperimentato immancabilmente e ferocemente ne vuole ancora.  Mario Monti ci ha tentato, ma il risultato è inferiore alle aspettative. Il sostanziale flop del centro, oltre ai suoi drammaticamente inefficaci (in termini di comunicazione) protagonisti, forse può significare che questi non sono più i tempi della moderazione. E dell’ “homo democristianus”.


T: Tripolarismo
Il centrodestra, il centrosinistra, e Grillo. Che ha eroso voti di qua e di là, ha saputo intepretare la realtà, conosce la pancia degli italiani come e forse meglio di Silvione, ma ha l’indubbio vantaggio di essere “nuovo”, appunto. Esistono, oggi, quelli “di sinistra”, termine generico che indica uno spettro di possibilità che va da SEL al PD, dal Centro Democratico (?) a Ingroia e altri, e il Centrodestra con il PDL, i Fratelli d’Italia e i Futuristi, eccetera e eccetera. Poi c’è il M5S: che non è una coalizione, è soltanto Grillo, unico caso di leader politico non candidato, completamente identificato nel suo Movimento, un po’ alla sudamericana. Il grillino “tipo” è altro e si sente diverso dagli altri: indica, appunto, una terza via.

U: Uomo forte
Monti non c’è riuscito, anche se ci ha provato: l’affidabilità di un professore non vale quanto il richiamo della pancia di un ex comico e gli ammiccamenti del vecchio simpaticone. Le elezioni confermano che gli italiani hanno bisogno di qualcuno in cui credere, ancora di più che in qualcosa. Qualcuno che, possibilmente, non cada nel ridicolo (vedi alla C).


V: Vincere
Nessuno c’è riuscito pienamente, visto che nessuno ha la maggioranza assoluta dei seggi. Cosa accadrà lo scopriremo solo vivendo, e rimanendo (nonostante la disillusione, e l’overdose) Vigili.


Z: Zitti.
Impossibile.

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