Ma che conosci per
forza. “Prima” poteva capitare di incrociarle in ufficio, a scuola, in famiglia
e talvolta perfino al bar. E siccome “visto uno visti tutti”, dopo un po’ si
sviluppavano anticorpi talmente potenti da inquadrarli al secondo incontro.
Oggi, con la frequentazione quotidiana della Rete (diciassette milioni di italiani utilizzano ogni giorno Fb. Dai, raccontantemi ancora quella storia che è solo
una roba di pettegolezzi), basta un attimo di distrazione, mentre cerchi di
capire come funziona l’aggeggio (e le impostazione di privacy, blocco e
notifiche), e te li ritrovi quotidianamente o quasi di fronte.
Ora, come si
dice a Cagliari: non fa. Non fa a reggere per molto tempo tipi come:
Il polemista
Di solito, se è in buona, si lamenta e basta.
Se non si lamenta, ironizza con una pesantezza da piombo. Quandogli gira davvero storto- cioè quasi sempre-
lancia accuse a destra e a manca, o vere e proprie fatwe. Sconsigliatissimo commentare, anche se l’argomento ci
interessa: nel migliore dei casi si viene sommersi dalle notifiche altrui, nel
peggiore si viene attaccati comunque. Ne abbiamo voglia? Il polemista è sempre
caustico, si trattasse anche della ricetta della torta di mele o delle
previsioni del tempo. Infatti fa venire una tale acidità da provocare un rapido
depennamento: la morte social per noia, insomma.
L’evangelizzatore /
militante
Niente, lui/lei ti
deve convertire. Dalla Palestina al veganesimo, dal credo politico (di solito
con percentuali da prefisso telefonico, gli altri non hanno bisogno di insistere
o lo fanno meglio) all’antivaccinismo o l’allattamento fino ai 7 anni di vita,
loro militano. Evangelizzano, fanno proseliti, sciorinano improbabili
informazioni, sollecitano petizioni, nei casi peggiori condividono evidenti
bufale antistoriche, antiscientifiche, antitutto. Rimedio infallibile:
segnalare loro il blog antibufala di Paolo Attivissimo o simili. Metà dei loro mondi crollerà.
Il sessuomane
E’, o almeno era, un
insospettabile. Poi ha cominciato a postare e condividere soltanto foto di donne seminude, articoli di giornale che sembrano
Lercio ma non lo sono, ricerche pseudoscientifiche sull’importanza delle
dimensioni del pene o sulle tecniche per provocare orgasmi multipli, sondaggi
sulla lingerie più eccitante, robe con titoli allusivi e “piccanti (sic!).
Visto uno, visti tutti: stavo per segnalare loro un medico, ma poi mi sono
addormentata sulla tastiera (quelli così mi fanno quest’effetto).
Il sentimentale
Non c’è scampo. Cuori,
fiori, gattini e ogni possibile animale photoshoppato con gli occhioni alla
“gatto di Shrek”, bambini intrappolati nei cavolfiori alla Anne Geddes, stelle
che pulsano, frasi d’amore o d’amicizia che nemmeno i Baci Perugina. E poi
notizie e grafiche con tramonti e frasi d’amore, cieli stellati e frasi
d’amore, spiagge all’alba e frasi d’amore, catene di Sant’Antonio e frasi
d’amore. Ciao.
L’egocentrico
E’ uno/a antico, nel
senso che è rimasto alla preistoria dei social intesi come diario personale da
condividere con gli amici. Ma la storia gli è sfuggita di mano, e così a forza
di accettare/richiedere amicizie adesso anche il suo capo o la signora della
bottega di alimentari sotto casa sanno che si mette lo slippone bianco al mare
o che fa i selfie con la boccuccia. Pubblica soprattutto foto sue con ogni
“outfit” possibile, nella stessa identica posa davanti allo specchio, una cosa
da replicanti di film di fantascienza. Oppure le sue opinioni su ogni
argomento, spesso col “caps lock” inserito. Oppure le sue ricette. Oppure i
suoi figli. Di solito è quello che poi ti rimprovera perché “stai sempre su
Facebook, staccati dal telefono e vivi una vita vera!”. Appunto.
(segue)
[Ogni definizione si intende estesa anche al genere
femminile, ovviamente ]
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