Il fenomeno degli
ultimi anni è stato quello dello sdoganamento dell’erotismo nel mercato
editoriale: oltre alla trilogia delle “Sfumature” (di cui io ho letto solo il
primo), basta fare un giro nelle librerie, e soprattutto nella grande
distribuzione, per imbattersi in pile di libroni sul tema (con titoli come "Io ti guardo/io ti sento/ io ti voglio", ecc. oh, a me viene un pochino l'ansia, però.)
Pensiamoci un
attimo: dieci anni fa chi avrebbe mai regalato con tranquillità un libro del
genere? “50 sfumature di grigio”, scritto da una insospettabile (almeno
nell’aspetto) signora di mezza età, ha venduto 100 milioni di copie nel mondo,
almeno 2 in
Italia. Che è poi il Paese dove i lettori continuano a diminuire (i drammatici dati Nielsen 2014 sulla lettura in Italia lo confermano) .
Le domande nascono
spontanee: purchè la gente legga, va bene tutto (la Sfumature o anche Fabio
volo, ad esempio?) o i libri devono per forza essere tutti ottimi?
E’ ancora
necessario leggere i grandissimi classici, insomma i romanzi di formazione?
E
soprattutto, si può scrivere dignitosamente di eros senza (s) cadere nella noia
quando non anche nel ridicolo o nell’angoscioso? (qualcuno sostiene addirittura
che libri come questi possano salvare un matrimonio).
Il tema della
puntata dell’8 aprile de La Versione di Madry, rubrica settimanale su Radio X (96.8 Mhz, anche streaming e podcast su www.radiox.it) sarà appunto questo:
il sesso sul comodino.
…Ma anche sul
divano, in treno, al parco, in autobus o in spiaggia. Parlo ovviamente dei libri, e in particolare della
letteratura erotica.
Ebbene sì: anche io, vecchia bacucca, confesso che ho vissuto, e che in una
marea di libri in cui è dolce naufragare “ci sono passati”, per così dire,
anche gli esperimenti letterari più o meno riusciti di diversi autori, illustri
e non blasonati. Perché il sesso,
ops, la letteratura di genere, è così: più lo fai…cioè, volevo dire, più lo
leggi e più ti viene voglia di provarci.
Però è difficile,
molto difficile: anche i più famosi esperti del settore rischiano il ridicolo,
o la noia del lettore. Prendiamo il famigerato Marchese De Sade: da cui, non a caso, il termine
“sadismo”. Ora, nelle sue opere (?) il marchese dalla vita maledetta (morì
pazzo in carcere) imbastiva una pungente critica alla società francese, oltre
alle torture su giovani fanciulle/i che sembrerebbero essere l’unico modo per
raggiungere un minimo piacere sessuale: poveraccio, pensavo leggendolo “in
diagonale”, perché una frustata, una volta letta, è esattamente identica alla
successiva e la mancanza di fantasia,
si sa, nel sesso non iuvant. E' un pò anche il problema delle 50 sfumature: la ripetizione, seppure dettagliata, oltre al fatto che è moralmente riprovevole (e irrealistico) che la protagonista non si depili le ascelle (!). Provate a leggerlo e poi mi direte.
E L’amante di Lady Chatterley?
Troppo edulcorato, sentimentale, soprattutto troppo bucolico e lungo,
lunghissimo: il colpo di sonno era in agguato.
Ricordo invece con nostalgia giovanile Le
età di Lulù, di Almudena Grandes, che almeno era ben scritto. Anais Nin e Henry Miller, delle
pietre miliari della letteratura erotica: confesso che non ho avuto moltissima pazienza.
Di tutt’altro genere quel caro
vecchio porco di Milo Manara, fissato col “lato B”, stuzzicante
nei suoi grandi classici e bravino con l’anatomia ma, anche qui, noiosetto, e
poco attento al fondamentale “lato A”,
che insomma è statisticamente il più praticato.
Non ho letto Melissa P.: questione di dignità.
Il Kamasutra, lo
sappiamo, è un’opera trasversale, un po’ tecnica, un po’ filosofica e un po’
ginnica, ma lì il messaggio è l’importanza dell’ attenzione, della fantasia e
della preparazione atletica.
Tutto questo per invitarci tutti all’attenzione, caso mai ci venisse voglia di
emulare le fantastiche gesta di cotanti scrittori: anche i più scafati dopo un
po’ annoiano, se non altro perché le cose da fare sono pur sempre quelle, e la differenza sta nelle atmosfere, nello stile,
nella capacità di evocare immagini, sapori, bollori.
Altrimenti il rischio di approssimazione, e ripetizione, è assai alto: penso ai
casi in cui ogni minimo approccio provoca in nella/e lei di turno una
lubrificazione vaginale degna delle cascate
del Niagara, quando non una vera e propria pseudo-gravidica
rottura delle acque (ragazze, state bene?).
Lui in genere soffre di priapismo,
non si spiega altrimenti il suo stato di eccitazione istantaneo e praticamente
eterno, sempre e comunque, anche lui al minimo cenno (saperlo prima, e rimango
in ciabatte tutto il giorno!).
Ho letto cose che noi umani possiamo
a stento immaginare, appunto perché improbabili: e che stimolo
mi può dare una cosa impraticabile nella realtà? Meglio allora ritornare alla visita dell’idraulico, sempre che
ne valga la pena (e sempre che le ciabatte di cui sopra non stronchino sul
nascere gli ipotetici bollori).
Prendiamo il pene, ad esempio, o come vogliamo chiamarlo (l’uso del turpiloquio
può essere utile nella letteratura di genere, ma attenzione all’involontario
effetto comico da Bar dello Sport). E’ sempre grandissimo, pulsante, rovente, innervato che nemmeno
un tronco d’albero, spesso umido, il che ci riporta a immagini evocative di
muschio, foresta, forse anche un po’ muffa. Attenzione perciò. Lui, il pene
letterario, prima “pulsa dolorosamente”,
“tende la stoffa dei pantaloni”
e amenità simili, poi che fa?
non penetra, semmai “entra senza bussare”
(l’espressione non è mia ma l’ho realmente sentita pronunciare), sfonda,
squarcia, riempie e soprattutto
inonda ripetutamente. Ma quanto dura tutto ciò? E soprattutto,
se il/la partner ha così tanto tempo per pensare non è che si è un attimo
distratta durante l’eruzione del
geyser?
E le signore, prima e
dopo la suddetta eruzione vulcanica? Prima sono stordite, barcollano, inevitabilmente hanno capezzoli
eretti, assimilati di solito alle nocciole, ai boccioli di rosa, ai frutti
della passione, ecc. ecc., paiono scoprire i piaceri della fellatio soltanto in quel momento e vi
si dedicano per “interminabili minuti” (anche il corrispettivo maschile di
solito dura ore), mai in posizioni normali, con repentini inginocchiamenti che
nella vita reale ci vorrebbero sempre
le ginocchiere in borsetta per quando scoppia la passione.
Nel frattempo, si sta verificando il preoccupante fenomeno della “rottura delle
acque”, dettagliata all’inverosimile, quando non c’è anche stato il tempo di
una masturbazione volante, ovviamente sempre solo femminile e possibilmente in compagnia dell’intero palazzo di fronte che
guarda.
Quando finalmente si arriva al dunque,
gli amplessi sono un crescendo travolgente, e inevitabilmente si concludono con
urla disumane: ma il
problema –reale- dei vicini di casa che non gradiscono i numeri da circo è
risolto dagli scrittori con un bavaglio, un foulard, un cuscino sulla faccia,
fate voi, tanto col buio illuminato
da mille (?) candele accese non è che si capisca granchè,
nemmeno quanta gente c’è. La variante
dell’orgia dovrebbe stuzzicare il lettore: invece distrae
dall’obiettivo, perlomeno in letteratura, e poi che due palle: è sempre a tendenza maschilista
(due donne e un uomo- vabbè, tanto è noto che il nostro eroe il periodo
refrattario non sa nemmeno cos’è).
Insomma, non è facile scrivere di
sesso, è forse più difficile che scrivere d’amore: e io che
sono una nota romanticona aspetto i vostri suggerimenti per le prossime letture
sul comodino. O in treno, sul divano, eccetera.
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