Preghiera notturna al Dio delle Piccole Cose.


Alla fine di una lunga giornata, è sempre necessario riassumere quanto fatto e quanto ancora abbiamo da fare per sentirci soddisfatti o almeno rassicurati? E’ fondamentale fare, parlare, pensare e progettare continuamente cose di straordinaria fatica, impilare una incombenza dietro l’altra, incastrare molte e forse troppe cose per dimostrare agli altri, ma in primis a noi stessi, che esistiamo e facciamo?


Stasera prego –laicamente, che è il modo primario con cui la mia mente razionale interpreta il mondo- per riuscire a percepire e conservare il senso dell’importanza delle piccole cose, e per convincermene.

Una passeggiata al freddo, e il calore della mia casa; una chiacchierata con un amico, e il libro che mi ha regalato. Cercare di stare sveglia per scrivere un po’, senza una ragione precisa, e magari domani trovare un po’ di voglia per aiutare mio figlio a fare un puzzle (detesto i puzzle).

Anche le cose noiose e ripetitive, in fondo e pure nella superficie di ogni giorno, sono Piccole Cose importanti che “strutturano”, fanno parte della vita, non possiamo evitarle; e forse, anche se potessimo, non dovremmo. 
Più di tutto, essere presenti a se stessi, con sincerità.
Parlo di accettazione delle proprie capacità e dei limiti, di occasioni mancate, di tempo che non ritorna. Di persone che vanno e che vengono, e di noi che non siamo più quelli di ieri, per fortuna. E della certezza che si può stare comunque bene.

Prego un po’ il mio personale Dio delle Piccole Cose perché me le faccia apprezzare comunque, anche quando fanno un po’ male. Come quando si manifesta, in alcune pieghe di una giornata, quel sottile confine tra l’assuefazione alla vita che ci si è plasmata intorno e quella che sarebbe potuta essere “se”, in una sorta di “Sliding doors” che fa paura per il suo iper-realismo. 

Si prega, credo, con il pensiero, il sentimento, le parole. Interessarsi alle parole, lavorarci insieme, dedicarci del tempo, soltanto perché danno felicità, è comunque una fortuna. E’ una Piccola Cosa preziosa.

*[Quello di Arundhaty Roy è dei libri più straordinari che abbia mai letto, con un uso delle parole- e una traduzione, evidentemente- favolosi, in ogni senso. Consigliatissimo.]

Etichette: