La
Repubblica, a proposito della non-notizia più inutile delle ultime settimane, titola
“Le tre donne di Hollande”, manco fosse un sultano, e di riflesso una delle tre
fa scenate mediatiche perché si sa, oggi politicamente i panni è meglio lavarli
in pubblico.
Clamorosa inversione di tendenza rispetto ai tempi delle amanti
nascoste che valevano
quanto e più dei loro uomini ma stavano cinque passi indietro.
Poco più sotto, sempre nella versione online, il quotidiano ci da notizia della
cantante Emma
che è stata lasciata dal fidanzato attore che aveva contribuito a
“lanciare”, sottolineando
che non è la prima volta che la ragazza viene
“utilizzata” a questo scopo.
Indimenticabile, poi, la
copertina di un settimanale per famiglie che qualche mese fa titolò “La mangiauomini”
riferito a Federica Pellegrini, rea di gestirsi come crede la sua vita
sentimentale.
Questa è la comunicazione mainstream riferita alle donne,
soprattutto quando in qualche modo “visibili”, di potere, che si gestiscono e
vogliono stare al fianco dei corrispettivi maschili, che siano i loro compagni
di vita o di partito, di lavoro o di letto.
Il risultato è una
rappresentazione sbilanciata della realtà, o quanto meno stereotipata, talvolta
un po’ azzardata. Basti pensare a quel santino elettorale per le elezioni sarde
di una giovane e bella donna che al grido di “leviamoci le bende” (riferito ai
4 Mori bendati, appunto) si mostra mentre tende una benda nera. Roba che
c’azzecca più con Cinquanta sfumature di
grigio che con le elezioni regionali, ma forse lo sapevano già, dai.
Non c’è da lamentarsene,
tanto è inutile: certe cose si cambiano soltanto mostrandole per quello che
sono, cioè monnezza. Poi c’è l’immagine complementare: la donna- Madonna,
madre, accogliente e sottomessa.
Ci sta tutta finchè è una
operazione di marketing letterario tipo “Sposati e sii sottomessa”, titolo del
libro di una giornalista della RAI di qualche tempo fa, o se parliamo dei
manuali per le sposine di qualche decennio fa. Ci sta anche qualche corrente di
pensiero attuale, visto che i tradizionalisti-conservatori hanno il loro
perché, anche se talvolta sono un filino avulsi dalla realtà del mondo.
Ma anche solo accennare
alla “specificità” femminile in politica associandola ad attività che con la
politica nulla hanno a che vedere, no. E no!
Le caratteristiche di cura, di
attenzione verso gli altri, di accoglienza e di ascolto – che peraltro io
verifico quotidianamente in tanti uomini- che c’entrano con l’attività
politica? Perché mi tocca ancora leggere, a me che soffro di pressione bassa e
uno spiccato senso del ridicolo, cose come quelle scritte da una candidata alle elezioni regionali, la quale
teorizza che
…la Sardegna è femmina e soprattutto madre e io
credo che in politica ci sia bisogno di femminile, di morbidezza e di cura.
Accanto al maschile. Per completarlo…. E proviamoci davvero a ripartire. Con
umiltà e senso di responsabilità. Come fanno le madri, rimanendo spesso in
silenzio.
Sul fatto che il silenzio
spesso sia d’oro concordo in pieno: un uso azzardato delle parole come questo
fa il paio con quel consiglio dato tempo fa ad un’amica: “ma fate bene (voi
donne) a starne fuori dalla politica,
perché è una cosa brutta…”.
E certo, perché alle donne
è bene riservare soltanto le attività nobili, come la cura del focolare, non
sia mai che si sconvolgano davanti alla competizione. Come vorrei vivere in Francia, alle volte,
invece che in una regione in cui non si è riuscito a spiegare bene il concetto
di doppia preferenza di genere (ancora confuso con le quote), norma di civiltà
affossata con voto segreto in Consiglio regionale (qui il riepilogo della
situazione attuale).
Mi si dirà: era una metafora, la signora della morbidezza
intendeva dire che…cosa?
Che la cosa fondamentale in politica è un buon
ammorbidente? Che bisogna fare un passo avanti e tre indietro manco fosse
pincaro, per “completare” il maschile? Ahhn?
Non ci arrivo. Qualcuno me
lo può spiegare bene? grazie.
Etichette: comunicazione, donne, donne in politica, doppia preferenza di genere, elezioni regionali Sardegna, francesca madrigali, hollande, mangiauomini, parità di genere, politica, quote rose