Allergia: Condizione patologica caratterizzata da un abnorme reattività del sistema
immunitario in seguito al contatto con determinate sostanze.
Nel caso delle allergie alimentari il medico specialista consiglia, di
solito, una dieta “a eliminazione”.
Cioè, per un anno (tanto per cominciare), meglio eliminare tutti i cibi
che sappiamo essere dannosi.
Per me è stata una tragedia: dalle albicocche al
cacao, passando per il malto e le lenticchie. La speranza è che non ci siano
occasioni perché il corpo produca istamina, cioè la sostanza di reazione che
provoca tutti i fastidiosi disturbi, nel mio caso rinite, dermatite, più vari
sintomi classici.
Insomma, per farla breve: come ho risolto?
Non ho risolto, perché non ho voluto radicalmente mutare il mio stile
di vita e rinunciare a troppe cose, quindi una birrozza ogni tanto me la bevo,
o addento un pomodorino. Però non è la strategia giusta, lo so: così la
situazione non migliorerà mai.
Stessa cosa succede con la politica regionale
(quella nazionale è lontana, sempre uguale a se stessa, molle e vischiosa, non
sa neanche cosa e come è la mia isola):
apro i giornali, guardo Facebook,
leggo tra le righe di un articolo che parla d’altro e salta comunque fuori il
nome di un* candidat*, insomma non c’è modo di disintossicarmi o almeno cominciare
a farlo.
Purtroppo, come disse il medico, “lei è una delle persone più sensibilizzate
che abbia mai visto”, e non si riferiva, evidentemente, al mio cuoricione
tenero quanto all’importanza delle reazioni che si scatenano. Ecco perché devo
stare attenta, selezionare con cura gli alimenti che voglio concedermi, ogni
tanto. Gli alimenti, capite? Soprattutto quando mancano pochi mesi alle
elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e del Presidente della Regione.
La non sorprendente vicenda dei fondi ai gruppi del suddetto Consiglio,
sul quale ci sono le indagini in corso e pure alcuni arresti (per la prima
volta nella storia dell’Autonomia, ho letto; e questo mi dà una malinconica
sensazione di allineamento agli altri italiani, come è evidente da tempo, da
sempre), non muta, a mio parere, la sensazione generale di una distanza
abissale tra il cittadino che pensa a vivere e talvolta a sopravvivere e il
Palazzo, e neanche il disprezzo qualunquista dei forcaioli o la pelosa
solidarietà degli ammanigliati.
Queste cose ci sono sempre state, fanno parte di noi: inutile negarlo.
Mi piace soffermarmi invece – e nonostante la recrudescenza della mia
orticaria- sulla destinazione d’uso di questi denari pubblici che viene
contestata agli indagati. La vicenda è sociologica, prima ancora che politica
(questo aspetto è un problema tutto partitico, di strategie): uno li avrebbe
utilizzati per il ricevimento del matrimonio, anche se aveva risorse
finanziarie sufficienti, certo maggiori di quelle degli sposi che conosco io.
Un altro avrebbe speso decine di migliaia di euro in libri antichi, un altro in
ciotole d’argento, altri ancora, non soddisfatti dello stipendio da
consigliere, avrebbero fatto la cresta perfino sulla ulteriore indennità di
viaggio, fissata a soli 35 km.
di distanza dal capoluogo.
Ora io non ho ancora capito se è più impressionante la decadenza umana,
ambientale, “sociale” (perché comunque
rappresentativa non solo del singolo, ma di molti che a lui somigliano) di chi
utilizza i soldi per cose assolutamente inutili, simboliche, “status” da parvenu come il vasellame in argento o i libri antichi, o di chi, al
contrario, va sul pratico: il ricevimento di nozze, il carrozziere, la palestra
della moglie. Manca il parrucchiere e siamo a posto.
Ovviamente, mi dice freddo l’amico avvocato, non fa differenza se hai
rubato: duecento, duemila o duecentocinquantamila euro sono la stessa cosa. Ma
lui fa l’avvocato, io invece osservo e basta, e mi impressiono (come ho detto
sopra, sono sensibile. Ah, no, era “sensibilizzata”. Vabbè).
Anche questa storia, unita allo scenario generale, là in fondo, mi
sembra un passaggio storico, politico, sociale importante. Un po’ come gli
improvvisi mutamenti meteo di questi giorni, che mi hanno scatenato una rinite
allergica senza precedenti. Qui bisogna fare qualcosa, cambiare abitudini:
anche se la lotta ai pollini e agli acari della polvere è persa in partenza dobbiamo almeno
fare un tentativo di quello che l’allergologo definisce una “bonifica
ambientale”. Questione di salute,
capito?
Quindi, mentre trotterello per casa con il naso gonfio e colante e una
stecca di fazzolettini di carta al seguito, mi domando se questa non sia la
volta buona per cominciare la dieta a eliminazione radicale. E non parlo del cacao, quello me la tengo.
(nella foto, l'amico acaro)
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