Piccola guida all’insulto di genere: "stronza" sì, "burricca" no.


Avvertenza: post a medio contenuto di turpiloquio. Astenersi puristi della lingua, timorosi e timorati, cultori del benealtrismo (es: “c’è ben altro di cui parlare”. È ovvio. Ora che ve l’hanno riconosciuto, possiamo andare avanti). 
 

L’episodio che ha visto protagonista il “giovane” amministratore del Pd che ipotizzava uno stupro inpiazza per l’atleta russa che si è espressa a favore delle tremende leggi omofobe di Putin è solo l’ultimo di una serie. Prima ci sono stati la leghistaValandro che si chiedeva perché non violentassero la ministra Kyenge, e l’esponente di Sel che le risponde augurandole di essere “mollata con ventinegri”.

Urge come minimo l’intervento di un buon sessuologo, che dipani la matassa delle fantasie di questi personaggi e la loro necessità di esporle pubblicamente.
Perché il paradosso è che, fatti i debiti distinguo tra i diversi soggetti e il loro pregresso e convinzioni, quello che li accomuna tutti è che non hanno riflettuto minimamente sull’opportunità di utilizzare un linguaggio offensivo e sempre a sfondo sessuale quando si tratta di insultare una donna. 
Un po’ perché le parole non sembrano essere importanti, salvo quando dimostrano tutta la loro potenza, come nel caso sciagurato di chi esterna su un social network (che, avete presente?, ha un effetto virale, di progressione geometrica. O i “giovani” d’oggi non lo sanno?)
Dunque, io che non sono una linguista né una analista politica ma semplicemente una cittadina di sesso femminile e di media intelligenza mi sento di dire, senza bisogno di appellarmi a tutte le supercazzole che leggo in giro, che questa tendenza (cioè insultare solo donne con epiteti sessuali e sentirsi anche fighi mentre lo si fa, cioè veraci, schietti, diretti) è sessismo e misoginia. Punto. 
Non può esservi indulgenza, comprensione, distinguo: ma de che? Semmai, ribadisco, l’offerta di un aiuto a queste persone che non riescono a domare la loro pulsione, la loro visione del mondo in chiave sessista, l’idea radicata della donna come oggetto (raramente soggetto) sessuale, perdipiù (ed è questo che distingue gli episodi dalle semplici chiacchiere da bar) associate alla violenza dello stupro.

Poi, certamente, tutti questi soggetti andranno avanti,  sperabilmente non in un ruolo istituzionale, visto che la ricaduta sociale e comunicativa e politica ecc. di un personaggio pubblico è superiore, diciamo,alla mia, che pure non mi sogno nemmeno di pensare o dire certe cose.

La cosa singolare, ribadisco, sono stati i goffi tentativi di “spiegare” l’accaduto, che peraltro è di estrema semplicità (in tutti i casi). La cosa tremenda è stata leggere queste accorate difese e neanche una opinione o una spiegazione, da parte di mass media, politici, compagni/e, giornalisti, opinionisti, frequentatori dei social, bloggers e simili, sui meccanismi della comunicazione, su come un personaggio pubblico debba imparare e controllarsi, a scrivere, a parlare, prima ancora che a comprendere l' enormità dei suoi problemi riguardo al rapporto tra i generi (che è sempre l’origine delle incaute dichiarazioni che scappano di bocca o dalla tastiera).
Amareggia constatare che se si punta l’attenzione su queste cose si viene tacciate di essere, nell’ordine: Erinni, Furie vendicatrici, femministe, giustizialiste, forcaiole sommarie, tutti terribili insulti nell’Italia di oggi. Ma tant’è.

Visto che non si può vivere bene, oggi, senza insultare a vario titolo una donna, vediamo di farlo correttamente:

STRONZA: preferibile a tutti gli altri, per indicare disapprovazione generica, soprattutto se originata da comportamenti palesemente pericolosi e/o irrazionali (es. razzismo, omofobia ecc.)

CRETINA, STUPIDA E SIMILI: anche nella variante “capra”. Utilizzabile per entrambi i sessi, indica persona dai comportamenti sciocchi, irragionevoli, lesivi degli altri. Può essere utilizzata, con un approccio filologico, anche per indicare persona oggettivamente poco intelligente, che magari come aggravante esibisce un atteggiamento di convinzione.

ARRAMPICATRICE, AVIDA, e qualsivoglia evergreeen che faccia leva sul particolare atteggiamento di chi voglia “sistemarsi” o simili. Utilizzabile perché realistico (cioè indicativo di situazioni che possono verificarsi).

BURRICCA (trad. “asina”): meglio evitare, lo dico con affetto per quelli/e che lo utilizzano perché suona bene. Non è l’equivalente del maschile “burriccu” (asino), che significa appunto “ignorante, poco preparato”, ma ha una forte connotazione sessista nella direzione di “zoccola, troia” (vedi sotto).

PUTTANA, ZOCCOLA, TROIA, e simili: ovviamente sono da evitare, anche se utilizzate goffamente come metafora d’altro (ricordate il caso di Franco Battiato, passato dai treni di Tozeur all’insulto da osteria?). Sono insulti che da tempo immemorabile si riservano soltanto alle donne, anche se soprattutto gratuitamente (cioè non tutte quelle insultate così praticano la prostituzione, in senso letterale né figurato, ma suona sempre bene quindi lo si usa, anche se l’oggetto del contendere è un polemica sul parcheggio, ad esempio).
Curiosamente, in questo momento non mi viene in mente altro: si solito c’è poca fantasia nell’insulto di genere, appunto perché solitamente è “sessuato”. Che noia. Che poca fantasia, e che scarso utilizzo del vocabolario di italiano. La prossima volta che ci viene un desiderio (spesso legittimo) di stigmatizzare qualcuno/a, almeno utilizziamo quello.

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