Seconda puntata (la prima è QUI) del Bignamino tutto personale di cose da salvare in caso di catastrofe, quella che molti di noi stanno vivendo e quella che potrebbe, forse, arrivare.
Tempo e silenzio
vabbè, sono due cose in una. Se abbinate funzionano benissimo, anche perché la
seconda (il silenzio) ha comunque bisogno del primo (il tempo). Se non stiamo
lavorando, il tempo ce l’abbiamo, spesso pure troppo. Usiamolo per fare quello
che ci piace, anche da soli. Non è in contrasto con la necessità di (buone)
relazioni, ma è vero che solo stando da soli si crea silenzio e il cervello si
riposa.
Lettura
Fondamentale salvavita. Leggete, leggiamo quello che ci pare. perché è estate,
perché i classici russi li abbiamo già macinati o abbiamo tentato di farlo ed è
anche colpa loro se adesso siamo in questa situazione, perché nel paese della
terza media anche gli scimprori vanno bene, tanto gli editor li hanno ripassati
e almeno i congiuntivi sono a posto. Però fateveli prestare e quei 10 euro
usateli per l’edizione economica di un classicone.
Realismo (e realpolitik)
A quarant’anni difficilmente impareremo
a suonare il violino, e anche la tonicità dell’interno coscia è seriamente
compromessa (come mi disse l’estetista “è la parte più difficile da
riprendere”. Quando scappa, scappa). Questo significa che gli obiettivi che
vogliamo porci- o il galleggiamento stesso, in questi tempi difficili- devono
essere realistici e tenere conto della situazione contingente. All’amarezza di
chi dice “sarebbe stato meglio fare l’estetista o il meccanico” rispondo che
sì, è vero: sarebbe stato meglio. Ma volevamo
farlo? E possiamo farlo adesso, dopo una vita trascorsa a fare altro?
All’opposto, è realistico pensare che verranno tempi migliori per fare il
visual artist, il giornalista o l’attore?
Quindi cerchiamo, per favore, di sviluppare un po’ di pragmatismo, questo
sconosciuto, nella ricerca del piano B.
Ironia e autoironia
C’è grossa crisi,
d’accordo. Però non siamo morti. In quanto vivi, abbiamo la possibilità e quasi
il dovere morale di sorridere di noi, e degli altri. L’ironia di solito è
congenita e difficilmente si impara; e nonostante i tempi difficili che
viviamo, che stroncherebbero la vitalità di chiunque, mi sembra importante
mantenere sempre uno sguardo divertito (e quindi divertente) sulla vita.
Piaceri (piccolissimi)
La mia generazione, con gli stipendi ondivaghi o assenti, ha poco da scialare:
se si ha famiglia, poi, nemmeno a parlarne. Però i piaceri piccoli piccoli
consolano, distendono il cervello affaticato (dal continuo pensiero del lavoro,
di solito). Quindi: un caffè al bar, ascoltare la radio in macchina, andare al
mare invece di (fare qualche altra cosa di non fondamentale), ecc., aiutano.
Almeno un momento :)
Etichette: allarme povertà, austerity, crisi economica, disoccupazione adulta, dispersione scolastica, economia Sardegna, francesca madrigali, giovani, Italia, la mia generazione, lavoro