Cari uomini,
perché una lettera per voi (che poi “voi”
non siete, mica siete una massa indistinta, e lo sappiamo bene) nel giorno
della cosiddetta “Festa della donna”? Perché non si tratta più di una festa dei
fiori, di quelle mimose gialle che ogni tanto vedo ancora in quei cartoccini argentati che si comprano in una volta sola
per la mamma, la fidanzata, le colleghe. Perché, vedete – e scusate questo
plurale di comodo, tanto lo so che mi capite comunque, anche se rimanete zitti-
succede che oggi i problemi sono diventati un tantino diversi dall’essere poco
considerate o ascoltate, o dal fatto che esista ancora una ricorrenza dedicata
al genere femminile (!).
Succede che soltanto in Italia una donna
venga uccisa ogni pochi giorni, quasi sempre da un uomo.
Succede che ancora ti
guardano storto se vuoi essere libera, se non vuoi avere figli, se vuoi fare
sesso con chi ti pare o non farlo. Se vuoi lavorare o anche se non vuoi, non va
bene comunque. Se mostri il corpo, com’è tuo diritto, o se dispieghi
l’intelligenza e la creatività, c’è qualcosa che non va, che provoca stupore o
sorrisini di perplessità. Ancora.
Credevamo di esserci evoluti, ma non lo siamo.
Insomma, abbiamo un problema, noi uomini e
donne (e non “maschi contro femmine”: mica siamo nella giungla, vero?). Abbiamo
un problema di comunicazione, credo, e di accettare le differenze che,
grandissime terribili e meravigliose, ci sono tra i due generi.
Ognun* potrebbe farne un elenco, con una
specie di campanilismo di genere che ha fatto la fortuna di varie serie
televisive, di film e libri, e che ci fa sorridere un pochino, almeno.
Poi
penso alla vita reale di tutti i giorni e sorrido un po’ meno, perché mi
inquietano i sintomi di smarrimento che leggo nelle facce degli uomini favolosi
che conosco.
Smarrimento che solo in parte riguarda le donne, non perché più belle e brave e
capaci e potenziali dee madri, ma semplicemente perché più abituate, da secoli,
a sopportare, accettare, accogliere e resistere. Pare che siano virtù: ma io
credo molto alla disubbidienza, invece.
Ma non divaghiamo, amici, fratelli, padri
e amori: il punto è che noi donne non saremo mai completamente conoscibili,
voi, di solito, sì.
E questo è il bello della differenza tra i generi, e meno male. Nessuno vorrebbe un mondo di
somiglianti, e ognuno dovrebbe voler essere diverso, speciale, unico.
Da
qualche tempo mi sembra di avere una specie di vista da super eroina e ovunque
io mi giri vedo la bellezza delle donne: al mercato, in piscina, quando
accompagno i figli a scuola, mentre parlo con le mie amiche, perfino al
telefono o per iscritto penso “che bella!”. E mi stupisco. Fateci caso, nei
prossimi giorni, poi ditemi se non è vero.
Quale è il problema, quindi? Il problema è
che vi dovete mettere d’impegno per smetterla, piantarla, finirla, dare un
taglio a certe sciocchezze che in parte vi hanno insegnato, anche in buona
fede, che avete assorbito per osmosi in quelle situazioni da branco coatto tipo
l’adolescenza, o semplicemente frequentando delle cretine.
Facciamo qualche esempio?
Smettetela di associare la bellezza e la
sensualità di una donna al pericolo, ai problemi, al fastidio, ai giochetti. Le
donne possono e sono perfettamente in grado di essere amiche, anche fraterne
(si potrà dire?), degli uomini. Dovete crederci, ragazzi. Potete rilassarvi.
Piantatela con le battute e gli
appellativi e le allusioni sessuali (anche con le eventuali amiche di cui sopra)
sulle donne. Chi parla male è considerato, anche ingiustamente a volte, male.
Quindi se volete fare un complimento usate parole normali, perché la vita reale
non gira per 24 ore al giorno intorno alla vagina (e neanche al pisello,
evidentemente). E non c’è bisogno di fare confusione.
Smettetela di essere così faticosamente
diffidenti, come se dietro ogni donna ci fosse un Machiavelli, come se
appartenessimo a due pianeti diversi: quelle sono le stronzate dei
bestsellers. I sentimenti sono gli
stessi, identici. La rabbia, l’ambizione, la tenerezza, la civetteria, il bisogno
di conferme e l’aggressività le proviamo tutti, smettete di stupirvi e
disapprovare.
Date un taglio agli stereotipi: moglie,
madre, puttana, suora, brava figlia, arpia, virago, bambolina e chi più ne ha
più ne metta. I quarantenni sono ancora in tempo, ma di poco, e spesso con le
ossa rotte dall’averlo sperimentato sul campo, il potenziale infinito del
genere femminile. Una donna può essere tutto, in qualunque momento e quando lo
decide (condizionamenti fisici e psicologici permettendo). Di più: una donna
non ha un solo ruolo, uno standard. E’ il multitasking, bellezze!
Il suggerimento (fraterno) è di non opporsi, ma al contrario di supportare
l’evoluzione.
Cari uomini, noi vi amiamo così come
siete, perché siete come noi (non proprio totalmente, ma insomma ci siamo
capiti). E voi, ci amate veramente?Etichette: amicizia uomo donna, amori, femminicidio, festa della donna, francesca madrigali, genere femminile, maschi contro femmine, uomini e donne