Non sarà mica ora di ripensare la lealtà
verso chi non la merita? Non sarà il caso di mollare quelli che ci piacciono,
in cui magari crediamo anche, e che
perfino ci lodano…e basta, guardandosi bene dall’offrire opportunità concrete?
Care ragazze di ogni età, pensateci bene prima di obbedire per l’ennesima volta. Se obbedite passivamente (o anche
con un po’ di gastrite, ma se poi abbozzate comunque siamo da capo), poi
diventa inutile combattere per se
stessi e gli altri. Con le alucce tarpate non si vola alto, e chiedere
continuamente conferme a tutti- la famiglia, i colleghi, il marito o la moglie-
equivale a chiedere il permesso di fare le cose. Quindi, sottoporsi alla
volontà altrui. Quindi, obbedire. Sempre. Ma ne vale la pena? Veniamo
ricompensate?
Il nuovo libro di Lorella Zanardo (quella
de Il corpo delle donne) si intitola
per l’appunto “Senza chiedere il permesso”, che è quello che le donne, di
solito, fanno. In ogni ambito della loro vita: in quello affettivo, domestico,
lavorativo.
Diciamocela tutta: non cerchiamo forse sempre di conciliare
l’inconciliabile? Non pensiamo forse che per essere buone madri e compagne di
vita, amiche, figlie o sorelle bisogni, in fondo, fare tutto ed essere
tutto, chiedendo appunto sempre il
permesso agli altri perché è così che si fa in
democrazia? In altri contesti si chiamerebbe megalomania, per le donne è
automatico.
Forse è spirito di sopravvivenza, o atavico senso del raccogliere
le briciole: solo così mi spiego la supina accettazione dell’essere sempre
messe da parte, in secondo piano, anche se certo, poi magnanimamente lo sanno
tutti che “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. La politica è
l’esempio peggiore: liste imbarazzanti per composizione sessista, perché anche
la parità di genere è un fatto culturale e sulla evoluzione della nostra
cultura ci sarebbero parecchie cose da dire. Le donne, verso le quali mi sento
sempre meno indulgente perché penso che di ben altro abbiamo bisogno, non
battono ciglio nel vedere il loro impegno tradito, la loro presenza resa
invisibile, gli obiettivi rimandati, in attesa di tempi migliori (da quanto
tempo si discute dell’ipotesi di Emma Bonino al Quirinale?). Tutta questa
povertà di risultati la constatiamo nella pratica, non nella filosofia:
tradotto, vuol dire che anche stavolta le donne elette saranno poche rispetto
agli uomini, e sempre dietro di loro nelle liste e in sostanza nella vita
civile del Paese. Ma di tutto questo, importa a qualcuno?
Oppure, come scriveva
ieri Michele Serra su Repubblica: “c’è da
chiedersi se agli italiani importi davvero solamente dell’IMU e niente altro…I
temi etici (diritti, cittadinanza, legalità, lotta alla corruzione) sono quasi
usciti di scena, ed è questo il grande vantaggio che la sinistra sta concedendo
alla destra, reticente o addirittura ostile nel campo dei diritti,
rovinosamente coinvolta nella corruzione e nel malaffare.[...] Questo è
masochismo", così come lo è, evidentemente, la tendenza femminile
all’obbedienza.
E se cominciassimo a disubbidire? Se
continuassimo a credere – nei nostri valori, nella politica, nella nostra idea
di società o famiglia- che è poi una
grande caratteristica femminile, ma cominciassimo anche a disubbidire a chi non merita la nostra lealtà, non collabora con
noi, mostra solo un sorrisino di circostanza e magari ci liquida con quell’epiteto
ingiurioso: femminista, come dire arpia, virago, mostro fuori dal tempo?
Giova
ricordare che alle femministe storiche bisognerebbe fare un monumento, se non
altro perché hanno lottato per tutti noi (tutti, eh: donne e uomini).
Disubbidire è, anche, parlare, agire e sostenere chi lo fa per noi, se
noi non possiamo o siamo ancora in quella fase per cui è più comodo fare finta di non esserci accorte che
l’ambientino non è poi così migliorato come sembra – perché ovviamente,
l’andare vestite come vogliamo non significa evoluzione, e praticare il sesso
come arma di potere non è ancora consentito a noi femminucce, costantemente a
rischio di essere definite non tombeur des hommes o affascinanti mascalzone, ma
semplicemente grandi troie.
Quindi è ancora tempo di combattere per quello in
cui crediamo, e per una effettiva parità tra i generi, anche in politica e anche con strumenti di forza (quote, sanzioni, poi si vedrà di toglierle quando saremo diventati più civili).
e anche se la tentazione
di adattarsi, abbozzare, mollare certe noie e certi noiosi è forte (non si può
mica vivere sempre in assetto da battaglia, anche perché non è una lotta contro, ma una lotta per!), non facciamolo: perché moltissima
è la strada che abbiamo davanti, e la disubbidienza non solo fa risparmiare sul
Maalox per l’acidità di stomaco. E’ anche molto, molto più divertente :)Etichette: donne in politica, elezioni 2013, femminismo, francesca madrigali, lorella zanardo, michele serra, obbedienza, parità di genere