Quando i treni arrivavano in orario

Sarò la solita comunista, anche se non ho capito bene che vuol dire, nell’Italia di oggi. Forse vedo complotti ovunque (anche se non sono il povero Silvio). Forse lavoro di fantasia, o forse no. Fatto sta che le due notizie di oggi- qui Italia e qui Sardegna- , apparentemente scollegate, a me fanno tanto pensare che un venticello lieve stia soffiando sull’Italia, e anche da noi, alla periferia dell’impero
Non soffia di nuovo; ha sempre soffiato. E’ quella tentazione del “quando c’era lui i treni arrivavano in orario”, quella vaghezza del “ha bonificato tante paludi”, quella nostalgia di un’idea di ordine, sicurezza, prevedibilità delle cose, in un paese dove nemmeno i treni, appunto, arrivano in orario

Quelli – del Pdl- seguono le vie istituzionali e presentano un Ddl, questi fanno il saluto fascista e appoggiano il candidato sindaco del centrodestra (sempre meglio saperlo, eh, per chi fosse indeciso).
Ma il saluto romano, con quel braccio teso che fa sempre impressione vedere sui giovani, non è apologia di fascismo? Ma quei parlamentari, da noi eletti e pagati, forse non riescono più a trattenersi, gli è scappata una puzzetta, forse non riuscivano più a tenersi quella pazza idea e quella voglia matta? Penso a una improvvida incontinenza (non senile, ma trasversale, mica per niente esiste anche la Gioventù Italiana) soprattutto perché uno dei firmatari, di Fli, aveva firmato ma poi il suo boss gli ha intimato di ritirare la firma- ci siano ripuliti, noi!- 
Mò stai a vedere che tireranno fuori discorsi di libertà di espressione, norme anacronistiche, necessità di evolversi, diritto di esistere perché siamo in democrazia
Concetto che non era molto in auge quando c’era “lui”: e quasi quasi sono d’accordo.

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