Come eravamo


La ragazza si chiamava Maddalena. Aveva occhi azzurri e proveniva da una terra operosa e povera, in cui tutti lavoravano e se necessario emigravano, anche le donne, anche da sole. Era il 1945 e per una “signorina” di una certa età, la stessa che ho io adesso, essere nubile equivaleva al marchio triste della zitella. Ma per Maddalena i problemi erano altri: lavorare e guadagnarsi il pane, forse anche emanciparsi, o forse nemmeno ci si pensava, ai tempi, alle questioni di emancipazione: si faceva la valigia e via. Dal Veneto alla Sardegna, con i suoi quaderni di appunti, il diploma di ostetrica e due gambe buone che le servivano per muoversi in bicicletta fra i paesi del Campidano quando qualcuna doveva partorire. Spesso era il relativo marito che si presentava a casa di Maddalena, anche nel cuore della notte, per accompagnare la “signorina” dalla moglie in travaglio; altre volte ci pensava da sé, abituata a fare da sola, immagino. E come sarebbe potuto essere diverso? I suoi fratelli erano rimasti in Veneto, con le loro famiglie; lei, Maddalena nota Emma, aveva preferito oltrepassare il mare, in viaggio verso una terra ancora vergine e bisognosa, da cui oggi i ragazzi che potrebbero essere suoi nipoti scappano, stremati dalla disoccupazione, dalla frustrazione, talvolta perfino dal puro desiderio di vedere il resto del mondo.
Insieme al lavoro, trovò anche un marito: lui si chiamava, poeticamente, Virgilio, e faceva il “daziere”: ossia l’esattore. Non l’ho mai conosciuto, mi parlano però di un uomo buono che non misurava con la bilancia e con i numeri gli affetti. Non so, o non ricordo, molto altro di loro: vissero felici per circa 19 anni, poi lui morì in un attimo, stroncato da un infarto. Lasciava Emma e una unica figlia dal nome un po’ curioso, ereditato da una nonna o una cugina lontana. Nel frattempo i bambini continuavano a nascere nel loro paese e in quelli vicini, e qualcuno ancora la ricorda, “la signora Emma”, che accoglieva i nuovi nati nelle case, perché allora non era ancora tanto facile, né comodo, raggiungere l’ospedale. Anche la piccola Regina è nata in casa, nelle braccia della sua nonna, e forse anche per quel primo abbraccio la pensa spesso con un po’ di nostalgia.

(quello della foto è un bosco della Valtellina, che è un'isola proprio come la Sardegna)

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